Manovra lacrime e sangue

A ottobre il PRI presenterà a Tremonti il progetto liberaldemocratico

di Francesco Nucara

La manovra finanziaria di “lacrime e sangue” è stata approvata con il voto del Parlamento e con l’assenso dei parlamentari del PRI. Essenziale è stata la moral suasion del Presidente della Repubblica nel ricercare la cosiddetta “coesione nazionale” considerando che i problemi del Paese sono i problemi di tutti gli italiani e non solo della maggioranza. Se si è in guerra, al fronte ci vanno tutti senza distinzioni partitiche o differenze di opinioni politiche.

Le opposizioni, tutte le opposizioni, anche se non in modo entusiastico, hanno preso atto delle esternazioni del Presidente Giorgio Napolitano e hanno evitato ostruzionismo, collaborando con qualche correzione accettata dal Governo. Non riusciamo a capire quanta buona fede ci sia stata in questo atteggiamento soft delle opposizioni.

La violenza verbale dei discorsi tenuti in aula da PD, UDC, IDV è stata totalmente disallineata rispetto alle dichiarazioni ai media del giorno prima: “Da parte nostra è un atto di responsabilità nei confronti del Paese anche se non crediamo alla capacità politica di questo governo”. La causa dell’andamento negativo della Borsa di ieri mattina è dovuta proprio a questo atteggiamento. Uno degli indici per rassicurare i mercati è la stabilità politica. Se si chiedono le dimissioni da subito del governo significa che non si è capito nulla dell’appello del Presidente Napolitano che ancora domenica su “Il Sole – 24 Ore” ritornava sull’argomento.

Bisogna ricordare che fino a qualche mese fa tutti, anche le formichine parlamentari, chiedevano un passo indietro del Presidente Berlusconi, pronti ad appoggiare direttamente o dall’esterno un Gabinetto Tremonti. Nella giornata di venerdì 15 luglio, Tremonti è diventato la causa di tutti i mali del nostro Paese. Un manovra finanziaria “sballata” che toglie ai poveri per rimpinguare i ricchi. Questo non sarebbe corretto se così fosse, ma così non è! Puoi tassare i ricchi quanto ti pare ma se non attingi dalla massa critica è difficile sanare i bilanci. A meno che non rispolveriamo l’infelice slogan comunista: “Anche i ricchi piangano”. Il PD ci spieghi piuttosto il voto sull’abolizione delle provincie oppure l’esultanza su quella cretinata dell’acqua pubblica che sarebbe stata privatizzata. Ma Bersani non era l’uomo delle liberalizzazioni quand’era Ministro dello Sviluppo Economico? A meno che la famosa lenzuolata non riguardasse solo i barbieri che, volendo, potevano lavorare il lunedì. Suvvia on. Bersani, le liberalizzazioni dei servizi pubblici erano appannaggio del Ministro Lanzillotta, ministro insieme a Lei nel governo Prodi.

Ovviamente non pensiamo nemmeno che i mali del Paese arrivino da Bersani o da Casini, ma ci avrebbe fatto molto piacere un minimo di responsabilità e di coerenza.

Se il problema dell’urgenza dell’approvazione della manovra finanziaria fosse stata la reazione dei “mercati” che potevano alimentare fortemente fatti speculativi, chiedere le dimissioni del Governo nel corso dell’approvazione della stessa manovra avrebbe significato, come ha significato, creare un danno maggiore. Anche i repubblicani avrebbero voluto una diversa manovra, magari più equilibrata nella tempistica. E’ però anche evidente che il prestigio internazionale del Ministro Tremonti è tale da assicurare all’Italia un ombrello in caso di pioggia violenta. Ci bagneremo comunque, ma almeno un po’ di riparo lo troveremmo.

Si fa tanto cianciare dei costi della politica e a sentire le dichiarazioni del ministro Calderoli vengono i brividi. Certamente Calderoli è più bravo come dentista che come ministro. Quanto costa “portare” i ministeri a Monza? Ce lo dica, per favore. Secondo la sua scienza politica ridurre a 32 i consiglieri comunali in una città metropolitana è un risparmio notevole sui costi della politica. E se annullassimo i consigli comunali e tornassimo al podestà, quanto risparmieremmo?

Per esempio con la legge 51/2006 la Lega Nord, come tutti gli altri partiti, riceve i contributi elettorali relativi alla XV e alla XVI legislatura. Ricevono i contributi per la XV legislatura, finita nel 2006, anche partiti che attualmente non sono presenti in parlamento, mentre quelli che erano presenti nel 2006 e nel 2008 raddoppiano. Si tratta di centinaia di milioni di euro. A lor signori non interessa. Nella dichiarazione di voto alla Camera dei Deputati il segretario del PRI ha promesso al ministro dell’economia che per ottobre i repubblicani presenteranno a lui il progetto liberal-democratico elaborato con le Fondazioni che hanno partecipato al nostro Congresso. Sempre che il Ministro, come noi ci auguriamo, sarà ancora Tremonti. I repubblicani con il loro progetto liberal-democratico si rifanno ad una storia antica sempre rinnovata sull’onda della modernità nelle varie occasioni politiche.

Come disse Parri al Teatro Lirico di Milano il 28 febbraio 1954: “E poi è risaputo che ogni giudizio storico, anche di eventi che paiono lontani nel tempo, è sempre un giudizio sul presente e, insieme, una interrogazione indirizzata all’avvenire”.